sabato 20 dicembre 2008

BALLARÒ

Riportiamo la lettera scritta a ballarò; non è stata messa integralmente perchè una parte è il post di risposta al comunicato ASCA, ma che comunque, sarà linkato al posto giusto, per non ripeterci più del necessario.

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Buongiorno,
siamo dipendenti della multinazionale SEVES, azienda leader nei settori vetromattone ed isolatori, con il 40% del mercato, con sede a Firenze,
La nostra ditta è una delle pochissime in Italia e nel mondo, ad avere bilanci complessivamente in positivo.
Vi scriviamo perchè, nell'ultimo periodo, dal mese di novembre, vi sono stati dei preoccupanti segnali per quanto riguarda la situazione e la sopravvivenza dello stabilimento fiorentino che, oltre alla produzione di materiali di alta gamma, è anche sede dell'headquarter.
Nel mese di novembre, il vecchio management, che aveva portato una fabbrichetta locale, in 19 anni, alla realtà odierna, è stato rimpiazzato di colpo: l'amministratore delegato, Enrico Basso ed il presidente esecutivo Luciano Zottola, se ne sono andati in seguito ad una riunione con gli azionisti di maggioranza - le finanziarie Vestar, Ergon e Athena.
Da quel momento, la comunicazione tra il nuovo consiglio di amministrazione ad interim, che dovrebbe scadere alla fine dell'anno ed i dipendenti, l'RSU, si è di fatto azzerata, fino all'annuncio della richiesta di cassa integrazione straordinaria per crisi, per un massimo di 110 dipendenti, su circa 175.
A nulla possono valere le rassicurazioni della direzione, circa la volontà di mantenere attivo questo stabilimento, dopo una ristrutturazione, perchè, ha lasciato dei segnali che sono inequivocabili:
il forno di fusione deve essere assolutamente rifatto e ha bisogno di pezzi unici, che devono essere costruiti apposta e ci vuole molto tempo. Tanto per capire, la vita media di un forno è di 4-5 anni, ma i pezzi devono essere ordinati almeno 1 anno prima, per una spesa superiore al milione di euro.
Ad onor del vero, sono stati ordinati dei materiali refrattari, ma si tratta di blocchi standard, utlizzabili ovunque.

il gruppo in generale ha i bilanci in attivo; come si può, dunque, chiedere una cassa integrazione straordinaria per crisi? Perchè non una cassa integrazione ordinaria, come si fa di prassi in questi casi, se l'intenzione non è quella di spostare la produzione dove la manodopera ha un costo più basso?

L'allontanamento di dirigenti che hanno posizioni importanti, come il settore marketing, può ragionevolmente far temere ad una politica, differente, con orizzonti foschi. Tanto più che le redini dell'azienda, adesso non sono in mano ad un imprenditore, ma a delle finanziarie, che hanno messo come direttore esecutivo ad interim anche lui, una persona che prima lavorava in una società di consulenza, la oliver wyman, per analizzare e migliorare la redditività del gruppo, senza però conoscere le peculiarità dei nostri prodotti.

In più, cosa che è molto più preoccupante, è stata l'eccezione al piano strutturale avanzata ed ottenuta dalla giunta - al centro della bufera che tutti conosciamo - di rendere la nostra area ad uso civile, con un valore stimato di circa 50milioni di euro.

Ai nostri dubbi, manifestazioni, scioperi, alla fine è stata data una risposta mediatica:
la direzione ha convocato reti televisive, giornali e radio, lasciando un comunicato che a prima vista parrebbe tranquillizzante, ma solo per chi è al di fuori:

POST DI VENERDI 19 DICEMBRE 2008

Non ce ne vogliate per la lunghezza di questa nostra, ma abbiamo la necessità di trovare aiuto per non far morire una realtà ancora attiva e competitiva, in un panorama mondiale, tremendo.

Grazie

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Non chiediamo cosa devono fare gli altri per noi, ma cosa possiamo fare noi... >>

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Questo è tutto per adesso!

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