venerdì 6 febbraio 2009

Pensavate che fosse finita?



Un simpatico signor Barbaro ha deciso che la Seves è insalubre, come si può leggere dal comunicato che segue, dimenticandosi che la definizione che riporta è tratta dall'art.216 del testo unico delle leggi sanitarie approvato con regio decreto 27 luglio 1934 n.1265, non stiamo a scrivere tutto il resto: basta cercarla, l'ultimo decreto ministeriale che integra il primo è del 1987, gazzetta ufficiale n.74 del 30 marzo 1974.

Nella definizione di insalubre di prima classe, forse si dimentica di dire che la Seves è compagnia delle tipografie con rotative, ma anche delle autocisterne, fusti e altri contenitori, dei caseifici...

Insomma questa prima classe è variegata, certo è stranissimo che solo adesso qualcuno si ricordi che la Seves sia insalubre - ma ci sarà un motivo dietro? No, tranquilli non sia mai!
Ci sorge una domanda sciocca: perchè quando era Saivo e stava chiudendo nessuno ha tirato fuori questa storiella? Allora tutti zitti, vero?

E con che zelo hanno venduto gli stabilimenti per la cifra simbolica di 1 milione.

Perchè non allora?
Ma per piacere signor Barbaro, vada a cercarsi popolarità altrove e non sulla nostra pelle!


COMUNICATO STAMPA

Firenze, 03 Febbraio 2009

SEVES, BARBARO (PRESIDENTE COMMISSIONE URBANISTICA): «VICENDA DA RIAFFRONTARE DISCUTENDO IL PIANO STRUTTURALE. CON LO SGUARDO RIVOLTO AL FUTURO, NON AL PASSATO»

«Sulla vicenda della destinazione urbanistica dell'area occupata dall'industria vetraria Seves si è fatta molta demagogia, giocando, non si capisce se per calcolo o per pressappochismo, con le legittime emozioni dei lavoratori e con i termini tecnici del problema. Un fatto è certo: la questione andrà riaffrontata nella sede propria, ovvero la discussione di merito sulla delibera di approvazione finale del Piano strutturale». Questo il commento di Antongiulio Barbaro, consigliere PD e presidente della commissione urbanistica".
«Come dimostrano alcune affermazioni fatte ieri in aula - ha aggiunto - e alcuni comunicati stampa diffusi in queste ore, al netto di certe evidentissime strumentalizzazioni demagogiche da parte di alcuni consiglieri di opposizione, si guarda alla vicenda strettamente urbanistica con gli occhi e la cultura giuridica del passato remoto, addirittura precedente la legge regionale n. 5/1995. Trovo risibile che chi si occupa di tali questioni tra i banchi del consiglio alluda più o meno esplicitamente a conseguenze operative che non sono possibili con l'attuale quadro normativo. Infatti le previsioni dimensionali del piano strutturale non rappresentano né indici edificatori direttamente assegnati a singole aree, né diritti acquisiti dai relativi proprietari, bensì le "dimensioni massime sostenibili degli insediamenti nonché delle infrastrutture e dei servizi necessari per le unità territoriali organiche elementari" secondo quanto stabilito dalla legge regionale n.1/2005. Tali indicazioni valgono per i prossimi 20 anni o più, e toccherà poi al Consiglio comunale, tramite i successivi regolamenti urbanistici di durata quinquennale, assegnare o meno, in tutto o in parte, gli effettivi diritti edificatori alle singole aree nelle diverse unità territoriali. Qualunque paragone con il dibattito degli anni '70 o '80 incongruo, visto che all'epoca erano in vigore ben altre norme».
«Di tutto ciò - ha proseguito il presidente della commissione urbanistica - avevamo discusso con i delegati sindacali della Seves in sede di audizione presso la commissione urbanistica e personalmente mi ero fatto la convinzione che, anche grazie ai chiarimenti reciproci, si fosse ben compreso l'intendimento di tutte le forze politiche: salvaguardare la presenza a Firenze o comunque nell'area fiorentina delle produzioni oltre che del quartier generale della Seves. Nella consapevolezza che qualunque fosse la volontà dell'azienda spetta al consiglio comunale valutare in modo trasparente le diverse opzioni di riorganizzazione di quel territorio nel suo complesso, e che non è certo con un atto di pianificazione territoriale al livello del piano strutturale che si può imporre all'azienda di mantenere o meno la propria attività.
La mozione approvata ieri, risultato di un lavoro condotto nelle ultime tre settimane da ben due commissioni consiliari, fa salva nella sostanza la volontà delle diverse forze politiche di mantenere la produzione Seves a Firenze, così affiancando giustamente i lavoratori nella loro vertenza finalizzata a rilanciare l'azienda e quanto meno mantenere gli attuali livelli occupazionali. Tuttavia l'emendamento approvato, presentato solo pochi minuti prima del voto e perciò privo di qualunque approfondito vaglio tecnico e politico nella sede competente, cioè la commissione urbanistica, sembra precludere un ragionamento, meno concitato e meno condizionato dall'emozione del momento o da altri fattori politici non attinenti al merito della questione, circa il destino dell'intera unità territoriale denominata Castello, e magari anche della Seves. Industria che, vale la pena ricordare, è classificata dalle norme sanitarie vigenti come "insalubre di prima classe", fatto che imporrebbe di per sé una sua delocalizzazione lontano dagli abitati».
«Con tali premesse - ha concluso Barbaro - è chiarissimo che mantenere le dimensioni massime ammissibili nell'unità territoriale organica di Castello ai livelli fissati dal Piano strutturale adottato nel 2007 non costituisce in alcun modo garanzia circa il mantenimento della produzione della Seves a Firenze, ed anzi a mio parere rischia di indebolire la posizione dell'Amministrazione comunale nei confronti dell'Azienda e delle sue possibili e auspicabili necessità di sviluppo, oltre a condizionare l'eventuale riorganizzazione del territorio e dell'assetto urbano contermine che invece a mio parere ne avrebbe bisogno, vista la scarsa disponibilità di spazi e attrezzature aperte alla pubblica fruizione e considerata l'attuale viabilità palesemente inadeguata. Perciò, pur nel doveroso rispetto della mozione approvata ieri dal consiglio, occorrerà riaffrontare la questione al momento della discussione sulla delibera di approvazione del piano strutturale, effettuando le verifiche tecniche precluse ieri dal rocambolesco andamento della seduta consiliare e individuando misure più utili della semplice fotografia dello status quo per rispondere sia alle legittime preoccupazioni dei lavoratori della Seves, sia alle esigenze più generali del territorio». (fn)

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