sabato 13 giugno 2009

15/06/2009 - Incontro tra l'azienda e le organizzazioni sindacali

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Lunedì, 15 giugno 2009, alle ore 12.00 in Confindustria,
ci sarà un incontro tra l'azienda e le organizzazioni sindacali:
CISL, CGIL e UGL, oltre alle RSU, per discutere circa le proposte dell'azienda, riguardo ai finanziamenti della Regione, che dovrebbero essere erogati per far riprendere immediatamente l'attività lavorativa ed interrompere la Cassa Integrazione che, da mesi, sta pesando su 110 dipendenti.
Non ci aspettiamo la presenza dell'amministratore delegato Vincenzo Giori, ma saremo felici di essere smentiti.
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martedì 9 giugno 2009

……..e la verità viene a galla!!!

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Continuiamo con le notizie che non verranno mai diffuse attraverso gli organi ufficiali o, sono subito nascoste: riportiamo integralmente il seguente volantino, anche questo sparito nel giro di un paio d'ore.

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...e la verità viene a galla!!!


Sono passati 5 mesi dal giorno in cui un “ALTO DIRIGENTE” Seves, si è presentato al tavolo delle istituzioni dichiarando: “ lo stabilimento di Firenze è uguale agli altri e quello che si produce a Firenze lo si può produrre anche negli altri stabilimenti del gruppo. A Firenze, per 14 anni si è fatto finta di fare Qualità.”

Beh!!! Per chi non conosce la storia della Seves è facile credere a queste affermazioni, ma adesso, che ci sono dei dati certi, si può apprezzare come queste parole nascondano la verità: ovvero far passare la tecnologia e l’esperienza di Firenze sulla produzione del vetromattone maturata in questi anni come una BUFALA.

In questi mesi e nei prossimi giorni, negli stabilimenti del Brasile e Repubblica Ceca, saranno prodotti modelli di vetromattone specifici di Firenze.

I risultati sino a questo momento non sembrano i più esaltanti.

Vediamo il Brasile: è stata prodotta la campagna Pegasus. I risultati sono stati abbastanza soddisfacenti, ma appena sono tornati al loro prodotto standard, CHE MACELLO!!!!

Rese al 50% e qualità bassa.” Come mai”, ci si può chiedere?

Non sarà perché per produrre il Pegasus si era mandato in Brasile del personale di Firenze?

O perché quando sono tornati al loro standard questo personale era già rientrato in Europa?

Il Brasile era stato considerato un sito produttivo in rimessa per il mattone, e doveva essere chiuso da Giugno 2008, ( notizia che circolava a Firenze già dai mesi precedenti).

Ora, Giugno 2009 non si parla di fermare la linea mattoni, ma addirittura tutta la produzione vetro del Brasile ( isolatori e mattoni) per tempo indeterminato.

Facendo due conti, quanto sono venuti a costare quei mattoni Pegasus prodotti in Brasile?

Se già non era conveniente prima, sommandoci le spese delle trasferte del personale, le spese aeree, il costo degli stampi,ecc.ecc. la domanda è:

non conveniva mandare quello che c’è nei magazzini di Firenze, così si diminuiva anche lo stock, visto che già negli anni passati era stato mandato del prodotto da Firenze per il mercato Brasiliano?

Ma quello che è più importante, se non ci fosse andato il personale da Firenze, sarebbero veramente stati in grado di produrre Pegasus?

Passiamo alla Republica Ceca!

Azienda rilevata dal gruppo con rese e qualità basse, portato negli anni a rese elevate e qualità nel settore economi accettabili. DA CHI? Se non andiamo errati, dal personale di Firenze, che anno dopo anno sono stati là, ad insegnare e aiutare.

È stata aiutata anche diminuendo i modelli da produrre. Diminuendo i cambi formato è stato possibile aumentare le rese.

Adesso sta producendo (e dovrà ancora produrre) dei modelli per Neg, che dovevano essere fatti a Firenze.

Come è andata? Nonostante l’aiuto da Firenze di alcuni tecnici, le rese e la qualità è sempre bassa.

Vi sono dei giorni dove la produzione sarebbe tutta da rottamare.

È stato prodotto anche il terminale curvo Pegasus. Non potendolo saldare è stato incollato. A Firenze, si è investito più di 100.000 euro per la saldatura in linea, perché i costi di incollaggio sono altissimi: è un altro passo al regresso.

Dovrà essere prodotta anche una campagna di Moneo Trapezioidale,(altro modello di Firenze) e sempre con l’aiuto di tecnici di Firenze. Questa come andrà????


Tirando le somme; se Firenze è una BUFALA, perché è da Firenze che vengono mandati gli aiuti per la produzione negli altri stabilimenti?

Se gli “aiuti” non fossero andati, questa verità non sarebbe uscita prima?

Alla fine dei conti, tutto porta a dimostrare che Firenze lo si vuol privare di quello che ha di diritto, ovvero alla possibilità di ripartire al più presto e di ritornare leader nel suo settore come lo era e come lo è sempre stata.

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lunedì 8 giugno 2009

dieci domande dieci

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Qualche giorno fa, girava, per lo stabilimento un volantino, che è stato repentinamente distrutto, per fortuna, siamo riusciti a recuperarne una copia.
Ringraziando gli arguti e ignoti autori, ne riproponiamo il testo, integralmente, buon divertimento!

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10 DOMANDE PER IL PRESIDENTE


  1. Se gli stabilimenti sono giudicati sulla loro “economicità”, come mai la linea in Brasile continua a produrre nonostante non porti alcun contributo economico alla Divisione Mattone, come avrà potuto verificare anche dai risultati molto negativi del 2008?

  2. Se gli isolatori fermeranno le linee in Brasile e anche la linea mattone si fermerà, cosa dire dei soldi spesi per stampi e per le trasferte dei tecnici di Firenze per tentare di produrre il pegasus, quando questo poteva essere trasferito da Firenze riducendo lo stock?

  3. Perché in Repubblica Ceca non si riduce in maniera decisa l’enorme stock accumulato fermando lo stabilimento per almeno 3/4 mesi?

  4. Perché in Repubblica Ceca si ferma la linea a pressa doppia, la più efficiente come rapporto costo per pezzo e non una linea tradizionale, magari per un periodo più lungo?

  5. Come mai ci si mette tanto tempo per decidere di accettare l’aiuto delle istituzioni locali per ricostruire subito il forno di Firenze, lo stabilimento da sempre e anche nel 2008, più profittevole della Divisione Mattone?

  6. Se si pensa al futuro dello stabilimento di Firenze, come mai ha licenziato il direttore industriale preferendogli il direttore tecnico già da anni in pensione e molto più costoso per la Divisione?

  7. Se si pensa al futuro dello stabilimento di Firenze, come mai si insiste nell’utilizzare al Personale un anziano professionista a contratto e non si valorizza la capace risorsa interna?

  8. Se si pensa al futuro dello stabilimento di Firenze, perché si insiste a produrre in Repubblica Ceca i prodotti di Firenze con pessimi risultati qualitativi e quantitativi, nonostante il supporto continuo di tecnici di Firenze?

  9. Se si pensa al futuro dello stabilimento di Firenze, come è possibile mettere la Divisione Mattone nelle mani di un’intera famiglia ( padre, figlio, figlio) con una scelta manageriale perlomeno imbarazzante?

  10. Da un lato si fanno interviste roboanti al Sole24 Ore, annunciando investimenti per 100mil. di euro nei prossimi tre anni, mentre voci sempre più insistenti parlano di una situazione finanziaria molto critica: qual è la VERITÀ?

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Un'altra voce fuori dal coro, per fortuna...

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Inseriamo qui un articolo di Ornella De Zordo.



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mercoledì 3 giugno 2009

Evviva il 3 giugno...

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SEVES: ENNESIMA PRESA PER I FONDELLI DEI LAVORATORI!

Oggi, 03 giugno 2009, si è tenuto in Provincia l'ennesimo incontro tra i dirigenti Seves, i sindacati,
le RSU, i lavoratori e le Istituzioni, per discutere il futuro dello stabilimento di via Reginaldo
Giuliani.
Dopo l'importante dichiarazione fatta da Nencini, sulla possibilità di finanziare con denaro pubblico (fondi regionali) la ricostruzione del forno, ci aspettavamo che Seves, cogliesse al volo l'inaspettato aiuto.
Quello che invece è venuto fuori dalla riunione, è che la direzione, sarebbe disponibile a rifare il
forno condizionandolo però alla ripresa del mercato ed al raggiungimento di livelli di stock di prodotto finito di 2,3 ml per la ripartenza.
Questa posizione di Seves è assolutamente inaccettabile!

I soldi pubblici che l'azienda potrebbe ricevere dalla Regione, devono essere utilizzati, innanzitutto per ridurre la pesante decurtazione economica che i lavoratori stanno subendo, uscendo subito dalla cassa integrazione.
Per fare questo è indispensabile che inizino, immediatamente, i lavori di ricostruzione del forno ( sono necessari 3 mesi per il rifacimento del forno, dovendo ricevere diversi materiali non presenti attualmente in stabilimento) in questo modo, il “preriscaldo” del forno potrebbe essere effettuato già nel mese di settembre, dopo BEN sette mesi di cassa integrazione!

Va sottolineata che la proposta dell'azienda di condizionare il rifacimento e l'accensione dl forno, all'andamento del mercato e al conseguente ridimensionamento dello stock, determina tempi MOLTO più lunghi di quelli già respinti in partenza delle trattative, dalle organizzazioni sindacali e cioè, settembre 2010.

Mentre infatti, settembre 2010 – data improponibile - è comunque data certa, legare il tutto al
mercato, significa accollarsi una scommessa non accettabile, visto che le risorse finanziarie sono pubbliche.

Come è pensabile, infatti, ricevere denaro pubblico e mantenere in cassa integrazione i lavoratori, quando nello stesso tempo, in Repubblica Ceca, si continua a produrre , nonostante,
l'enorme stock di prodotto standard, accumulato in eccesso, sia di oltre 5 mesi quello necessario.
In Repubblica Ceca, quindi, l'azienda, non ha alcuna fretta di ridurre lo stock, cosa che invece
avviene a Firenze e per di più, continua a trasferire, presso quello stabilimento, prodotti di Firenze, che lasciati da noi, consentirebbero una ripresa immediata dell'attività produttiva.
Siamo quindi ancora molto lontani dal raggiungimento di un accordo trasparente e accettabile per tutti, ricordando che lo stabilimento di Firenze non è in crisi ma è fermo, solo perché la direzione ha privilegiato gli impianti della Repubblica Ceca e del Brasile ( da sempre in passivo).

venerdì 29 maggio 2009

Riflessioni attorno al 3 giugno 2009

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Siamo arrivati in prossimità delle elezioni comunali e provinciali.
Vestar Ergon e Athena, alle prese con la, oramai cronica, mancanza di fondi, stanno cercando di annaspare a destra e sinistra per nascondere quello che tra breve sarà evidente a tutti: non ci sono più soldi.
Anche se millantavano sul Sole24 Ore di qualche tempo fa, di avere 100 milioni di euro da investire in 3 anni...
Ah, bei tempi quelli!
Al buon Giori, bastava alzare il telefono, chiamare il giornalista di turno e raccontargli tutte le fole, che i suoi datori di lavoro, le finanziarie, gli avevano fatto imparare a memoria.
Sembra sia trascorsa una vita e invece sono passasti solo poche settimane.

Anche il contributo regionale promessoci dall'assessore Nencini, ha, per loro, la valenza di un tentativo di prendere tempo.
Molto probabilmente, il 3 giugno accetteranno la proposta per attingere al finanziamento della Regione, ma unicamente, per fermare la campagna di informazione mediatica che stiamo facendo, a tutti i livelli.

Come possiamo fidarci di costoro?

Dobbiamo chiedere, anzi ESIGERE, il rifacimento del forno, immediatamente, appena verrà firmato l'accordo con la Regione.

Non dobbiamo MAI dimenticare, che non abbiamo di fronte, degli imprenditori, ma un paio di pensionati al soldo di entità che barattano l'economia reale e la vita delle persone, per dei movimenti di banca.
Entità che non si sono fatte scrupoli nel decidere la nostra chiusura.

Adesso sono allo scoperto.
Impediamo loro di trovare anche la minima scusa per sfuggire le responsabilità che si DEVONO assumere.

Non fermiamoci e non arrendiamoci.

Continuare ad apparire sui giornali, sulle televisioni e sulle radio, è, forse la migliore arma che abbiamo a disposizione.
Dobbiamo fare in modo che tutto il mondo sappia che VESTAR, ATHENA e ERGON, sono delle società infide, da isolare e allontanare.

Mostrare a tutti, gli imprenditori, in primis, che chiedere un finanziamento a costoro, significherebbe suicidarsi.

Possiamo dimostrarlo: abbiamo la nostra storia a testimonianza.

Non dimentichiamo noi stessi.
Non lasciamoci prendere dal buonismo e dalla pazienza.

Continuiamo con il presidio ad oltranza.
Con le interviste
e le attività di protesta.

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mercoledì 27 maggio 2009

"IL PROBLEMA DELLA SEVES E' LA CGIL"

LAVORO: DONZELLI (PDL) "IL PROBLEMA DELLA SEVES E' LA CGIL"

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LAVORO: DONZELLI (PDL) "IL PROBLEMA DELLA SEVES E' LA CGIL"
"La CGIL sulla vicenda Seves pensa a fare politica e non a difendere i lavoratori" Attacca Giovanni Donzelli dirigente nazionale del PDL
"La scorsa settimana il sottosegretario al lavoro Pasquale Viespoli, su sollecitazione mia e del candidato sindaco Giovanni Galli ha incontrato i lavoratori della Seves. In seguito al colloquio, a cui erano presenti anche i rappresentanti della RSU di fabbrica, Viespoli ha offerto la disponibilità del Governo ad aprire un tavolo avente per obiettivo la salvaguardia dell'impianto produttivo fiorentino. Gli operai hanno ringraziato e i rappresentanti sindacali hanno assicurato che avrebbero avanzato richiesta formale al Governo."
" Sulle colonne del quotidiano l'Unità di sabato 23, il segretario della Filcem Cgil fiorentina Luca Paoli ha dichiarato, invece, che la proposta del Governo è ridicola. Paoli ha trasformato i fatti inventando di sana pianta che il Governo vorrebbe solo far approvare la cassa integrazione straordinaria." Prosegue Donzelli.
"In queste ore alla Seves sembra che i delegati della RSU, richiamati all'ordine da Paoli, si stiano rimangiando la volontà di accettare la proposta di aiuto del Governo. Sarebbe un vero peccato, sarebbe la conferma che l'anello debole della vicenda Seves sono proprio i sindacati"
"Paoli prefersice far chiudere l'azienda piuttosto che accettare l'aiuto proveniente dai rappresentanti locali e nazionali del centrodestra. Una vera e propria speculazione politica di Paoli e della CGIL ai danni dei lavoratori. Il problema principale della Seves è proprio la CGIL. Il principale sindacato di sinistra in tutta questa vicenda è stato eccessivamente debole nelle settimane in cui era in atto il tentativo di speculazione urbanistica. Non ricordiamo una sola parola della CGIL contro l'ostinazione del PD fiorentino che nel piano strutturale voleva trasformare l'area della Seves in area abitativa. In tutta questa vicenda abbiamo visto la CGIL poco combattiva, addirittura abbiamo visto la CGIL accettare supinamente e in silenzio la scelta antisindacale dell'azienda di rimuovere gli striscioni di protesta dei lavoratori. Il collatelarismo tra la CGIL fiorentina, il PD e i poteri forti della città indebolisce pesantemente il ruolo del sindacato. Spero che i lavoratori impediscano ai propri rappresentanti di fare politica e li convincano ad occuparsi della necessità di salvare l'azienda e il lavoro, anche a costo di accettare l'intreresse e l'aiuto che viene dal Governo e dal centrodestra fiorentino." Conclude Giovanni Donzelli

martedì 26 maggio 2009

Presidio


Come concertato nella settimana scorsa, il presidio permanente e gli scioperi a scacchiera stanno movimentando la sonnacchiosa vita di SEVES.
Ergon, Vestar e Athena, forse riusciranno a chiudere lo stabilimento, ma noi cercheremo di essere il boccone più indigesto che abbiano mai provato ad ingurgitare.
In fondo anche le locuste, gli squali, possono trovare pane per i loro denti.

Per ultimo ma non da ultimo, inseriamo le immagini degli striscioni che, ignoti dal cuore d'oro, hanno appeso, per mostrare la loro solidarietà con i lavoratori di Seves.

sabato 23 maggio 2009

Dall'assemblea del 22 maggio 2009

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All'assemblea avvenuta alla casa del popolo, alle 17,30 di venerdì, oltre al coordinamento per le forme di lotta sindacale e la richiesta di preparazione della lettera da inviare al Sottosegretario al Lavoro Viespoli, le RSU presenti, ci hanno confermata la notizia che esiste un piano, all'opera da mesi, di chiusura dello stabilimento di Firenze.
Quest'informazione era nota negli stabilimenti del gruppo all'estero ed è trapelata anche a noi.

Adesso, abbiamo la possibilità di utilizzare una chiave di lettura, precisa, riguardo i comportamenti, apparentemente contraddittori della Seves: servono solo per non farci prendere dal panico e soprattutto per impedirci di attuare le contromisure adeguate.

Il povero Giori e il simpatico Picchiotti, si comportano, a guisa di quei saltimbanchi che si vedono nei teatrini delle marionette, con la differenza che non fanno ridere, ma portano alla rabbia e alla disperazione.

Non è piacevole sapere che il primo si intascherà qualche centinaia di migliaia di euro per essere riuscito a farci chiudere ed il secondo, probabilmente poco meno.

No, non è assolutamente bello, anzi.

Ira, furore, collera, rabbia, stizza ma anche sdegno e indignazione, sono sentimenti che sgorgano e trovano facile terreno, nel deserto della disperazione.

Vedervi con quel sorrisetto pacato, con la sicurezza di chi è squalo ed alle spalle ha le locuste pronte a distruggere la vita delle persone, non porta a rasserenare gli animi ma ad infiammarli, soprattutto ricordando che il Giori ha sempre vantato la trasparenza e la sincerità.

La invitiamo, caro Giori e invitiamo anche lei carissimo Picchiotti: scenda di nuovo giù davanti ai cancelli a ripetere quello che aveva detto il 2 aprile.
Venga, che le faremo l'applauso.
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