mercoledì 3 giugno 2009

Evviva il 3 giugno...

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SEVES: ENNESIMA PRESA PER I FONDELLI DEI LAVORATORI!

Oggi, 03 giugno 2009, si è tenuto in Provincia l'ennesimo incontro tra i dirigenti Seves, i sindacati,
le RSU, i lavoratori e le Istituzioni, per discutere il futuro dello stabilimento di via Reginaldo
Giuliani.
Dopo l'importante dichiarazione fatta da Nencini, sulla possibilità di finanziare con denaro pubblico (fondi regionali) la ricostruzione del forno, ci aspettavamo che Seves, cogliesse al volo l'inaspettato aiuto.
Quello che invece è venuto fuori dalla riunione, è che la direzione, sarebbe disponibile a rifare il
forno condizionandolo però alla ripresa del mercato ed al raggiungimento di livelli di stock di prodotto finito di 2,3 ml per la ripartenza.
Questa posizione di Seves è assolutamente inaccettabile!

I soldi pubblici che l'azienda potrebbe ricevere dalla Regione, devono essere utilizzati, innanzitutto per ridurre la pesante decurtazione economica che i lavoratori stanno subendo, uscendo subito dalla cassa integrazione.
Per fare questo è indispensabile che inizino, immediatamente, i lavori di ricostruzione del forno ( sono necessari 3 mesi per il rifacimento del forno, dovendo ricevere diversi materiali non presenti attualmente in stabilimento) in questo modo, il “preriscaldo” del forno potrebbe essere effettuato già nel mese di settembre, dopo BEN sette mesi di cassa integrazione!

Va sottolineata che la proposta dell'azienda di condizionare il rifacimento e l'accensione dl forno, all'andamento del mercato e al conseguente ridimensionamento dello stock, determina tempi MOLTO più lunghi di quelli già respinti in partenza delle trattative, dalle organizzazioni sindacali e cioè, settembre 2010.

Mentre infatti, settembre 2010 – data improponibile - è comunque data certa, legare il tutto al
mercato, significa accollarsi una scommessa non accettabile, visto che le risorse finanziarie sono pubbliche.

Come è pensabile, infatti, ricevere denaro pubblico e mantenere in cassa integrazione i lavoratori, quando nello stesso tempo, in Repubblica Ceca, si continua a produrre , nonostante,
l'enorme stock di prodotto standard, accumulato in eccesso, sia di oltre 5 mesi quello necessario.
In Repubblica Ceca, quindi, l'azienda, non ha alcuna fretta di ridurre lo stock, cosa che invece
avviene a Firenze e per di più, continua a trasferire, presso quello stabilimento, prodotti di Firenze, che lasciati da noi, consentirebbero una ripresa immediata dell'attività produttiva.
Siamo quindi ancora molto lontani dal raggiungimento di un accordo trasparente e accettabile per tutti, ricordando che lo stabilimento di Firenze non è in crisi ma è fermo, solo perché la direzione ha privilegiato gli impianti della Repubblica Ceca e del Brasile ( da sempre in passivo).

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